Tristan Da Cunha – Hidden Sea (Dissipatio, 2024)

Tristan Da Cunha

Già membri dei Bosco Sacro, Francesco Vara e Luca Scotti da diversi anni portano avanti i Tristan Da Cunha, progetto dedito all’esplorazione delle diverse possibilità nella composizione per chitarra e batteria. Il fulcro del discorso è l’approfondimento di dinamiche poco ortodosse cristallizzatesi nel tempo in un particolare mix di avant doom e post rock carico di cupezza, ma che nell’ultimo Hidden Sea vira decisamente verso territori prettamente ambient dark: un album di ricerca che parte dall’obiettivo di catturare le frequenze meno accessibili dalla registrazione per poi utilizzarle come base di suite eterodosse, frutto di manipolazione e successive sovraincisioni di chitarra.
Ne fuoriesce un panorama sonoro al ralenti, fatto di reiterazioni che ragionano su percezione uditiva e ipnosi acustica. Se le tessiture utilizzano una strategia alla disintegration loops facendo lentamente emergere dettagli come parti necessarie del flusso, le chitarre aprono ulteriori spazi siderali, inserendosi a tratti come elemento di svolgimento narrativo a legare tra loro le differenti tracce.
A farla da padrone sono le risonanze magnetiche di Chants Of Spirit, le armonie sommerse che vociferano da remote profondità oceaniche di The Blind Whale , come anche le inquietanti ascensioni rituali che imbastiscono tensioni senza sfogo di Liar Spirit. Nondimeno a segno le stratificazioni sequenziali della title track, dove barlumi di oscuro avant rock si disintegrano sulla battigia come una marea esistenziale. Un lavoro piuttosto intrigante.