Porta d’Oro – Così Dentro Come Fuori (Maple Death/Legno, 2024)

Sentire la voce di Giacomo Stefanini aka Porta d’Oro in entrata di disco, posata sopra un tappeto di chitarra e gocce di suono e tintinni è straniante. Racconta la natura, il passato, come in una poesia necessaria e sporca. La parola sembra rivolgersi allo spazio circostanze, come registrazioni lasciate vibrare da un mangiacassette al vuoto, al vento. Non di deliri però si tratta, bensì di espressione fluente, “…ogni singola cosa è tutto e lo splendore è infinito…”
Quando il dub si palesa Porta d’oro sembra vestirsi a cerimonia, officiando sorrisi sul volto, palmi in avanti: O Sentiero Futuro, riferita alla creatura che promuove l’espressione artistica della quale Giacomo è parte importante, è melodia che affascina e spiazza. Sembra che Giacomo utilizzi filtri musicali (il dub, il rock in Bleah), piegandoli a messaggi semplici ed in qualche modo pregni di informazioni basiche. Una sorta di minimalismo di genere che viene filtrato attraverso un’azione casalinga, lo-fi e diy. Addirittura una pastorale romantica Un Sasso Nero, che si inerpica in un cambiamento ritmico come degli Offlaga Disco Pax sotto alle palme, uccellini a cinguettare. Lo spettro di Max Collini rimane ancora qualche minuto, fino a quando un riavvicinarsi ad un’innocenza fanciullesca connota , facendoci sentire quasi su una piccola barchetta di carta su di un fiumiciattolo. C’è qualcosa di estrememente libero e di ingenuto in Così dentro come fuori, qualcosa che definisce l’album come una fotografia del presente onesta ed ispirata, facendoci intendere come già verosimilmente Giacomo sia altrove. Sono passati tre anni da Libero Pensatore, non sappiamo quanti ne passeranno fino al prosismo step, ma saperlo in cammino ci rasserena, accompagnato da un’idea d’altrove in Notte e Giorno, passando sul mondo come una pedina di un gioco di società su di una cartina e lo stile e la scioltezza di uno del Clan di Adriano Celentano.
Così dentro come fuori pare essere una di quelle scatole dove ad un certo punto ognuno di noi si trova confrontata con il proprio passato. Oggetti e madeleines che ci risvegliano ricordi, spezie, colori. Interessante sarebbe sapere in che periodo è stato ideato e concepito il disco, se si è trattato di uno slancio estemporaneo o di un lungo tempo.
Ma in realtà, cosè il tempo? Quanto è importante?
“…Tutto sente, tutto fiorisce, tutto respira, tutto si accende, tutto ama, tutto recita, tutto pensa, tutto vede, tutto parla tutto ha inizio, tutto si agita, tutto abbraccia, tutto ride, tutto trema, tutto inizia, tutto canta, tutto crolla, tutto crolla, tutto crolla…”, ad libitum.