Nic. T: Vicenza-Londra e ritorno con il santo.

Non conoscevo Nic T, ne nessuno dei progetti che lo hanno visto coinvolto negli ultimi 15 anni, quindi mi sono approcciato a the Saint in maniera del tutto innocente, priva di preconcetti, aspettative ed idee. Ho trovato una sorta di purezza e di grazia nella sua musica, condensata in brani di due minuti l’uno che mi hanno spinto a voler capire qualcosa della sua visione oltre al percorso che di lui conoscevo tramite i comunicati stampa. Il conservatorio, la chitarra, Londra, Vicenza, a grandi linee. Quel che ho scoperto lo trovate qui sotto, dategli una lettura ascoltando the Saint, un vero gioiellino.

SODAPOP: Buonasera Nic, innanzitutto molto piacere! The Saint è il tuo primo album come Nic T, un esordio vero e proprio, ma ho come l’impressione di essermi perso una marea di cose nel frattempo..è così? Innanzitutto credi che per approcciarsi a The Saint sia utile sapere chi sei, da dove vieni e cos’hai fatto finora o preferiresti che una persona arrivi pura, si ascolti the Saint di Nic T ed inizi la conoscenza col tuo mondo?

NIC T: Mmh, wow, grazie mille della domanda…diciamo che, ovviamente c’hai azzeccato in pieno, ci sono diverse influenze, passaggi di momenti dei miei anni passati, da quando ho iniziato a suonare, che sono stati determinanti di tutto il mio contesto e che ho sempre portato nella musica e sicuramente ci sono delle influenze di quello che ho fatto in quello che sto suonando ora. Diciamo che, per quanto riguarda la tua domanda, se la gente dovrebbe conoscere le mie influenze, in realtà mi piace lanciare delle citazioni anche abbastanza nascoste, anche per divertimento, per compiacere anche la mia nostalgia personale, delle declinazioni stilistiche di vecchi generi, come il death metal o il jazz, che negli ultimi anni è stato un percorso dei miei studi, così come la musica più folklorica come quella americana old-time…

SODAPOP: Più che altro pensavo proprio al tuo percorso. Supponiamo: domani vedo il lancio del tuo disco, Nic T, non so chi sia, mi ascolto il disco ed entro fondamentalmente nel tuo mondo. Il sapere chi tu sia, da dove venga, il percorso artistico che hai fatto, il fatto che da 15 anni suoni, sei italiano, sei stato in Inghilterra e sei tornato, pensi sia utile e necessario a questo disco o è un disco che puoi prendere da solo, andando poi eventualmente a scoprire l’autore ed il personaggio?

NIC T: Beh, decisamente la seconda! È quello che spero e che penso anche che sia, anche per esperienza personale già vissuta, magari con i concerti, il modo in cui risuonano i vari tipi di persone è sempre piacevole quando poi mi condividono sensazioni. Riconosco l’interesse ed il piacere nell’ascoltare i pezzi anche in persone con vari passati e conoscenze, gusti musicali. Quindi se qualcuno coglie le mie citazioni perchè anche lui ha ascoltato prog e death metal mi gaso, ma insomma è anche bello vedere persone nuove ed esterne a questo mondo. Ho sempre fatto associazioni di stili però con suoni diversi da quello più consoni che sarebbero indicati per certi generi in particolare, diciamo che è un po’ tutto un crossoveranche se ha una patina di arrangiamenti che finisce in un contesto più nitido, senza passare da un estremo all’altro in modo così radicale.

SODAPOP: Effettivamente il disco è molto variegato ma riesce a rimanere coeso, si riconosce una mano ed una mente dietro dall’inizio alla fine. Mi ha ricordato la prima volta che ho ascoltato l’esordio di Devendra Banhart. Un prodotto in grado di raccogliere immediatamente attenzione, estremamente personale ma collegato a radici lontane che già conoscevo, risultando anche splendidamente fuori dal tempo.

NIC T: Beh grazie! Questo mi lusinga perché diciamo che è stato il fulcro della mia ricerca degli ultimi anni: in questo passaggio attraverso diverse fasi, scrivendo composizioni originali e componendo in ognuna di queste fasi tendevo sempre ad imitare qualcuno, una band che idolatravo o artisti che ammoravo. Sono però arrivato ad un punto in cui riconoscevo questa roba nel mio modo di scrivere. Non dico che questo non capiti più, anzi, di sicuro succede e non credo sia sbagliato, però cerco di non ritrovarmi in una situazione nella quale scrivo qualcosa, lo musico e lo registro e guardandomi poi indietro le riconosco semplicemente come frutto di un’influenza che avevo. Non che non ne abbia, anche abbastanza selettive.

SODAPOP: Quello penso sia umano ed artistico. Noi, qualsaisi persona, ascoltatore ed artista viene colpito, rielabora e fa suo stimoli appartenenti al mondo esterno, siano essi musicali o meno.

NIC T: Certo, anche i riferimenti che avrai trovato all’ascolto, quelli che vengono citati nelle recensioni o che mi vengono lanciati nelle chiacchiere post-concerto in realtà molto spesso sono cose che non conosco, o che magari conosco ma ho ascoltato moltissimi anni fa senza continuità, però è sempre interessante vedere come la mia musica riesce a connettersi ad altro.

SODAPOP: Forse più che ricordare ti apre dei collegamenti? Sentendo una canzone quella “cosa” a me scatena ricordi, che è il bello delle connessioni libere e delle scoperte, in una sorta di telefono senza fili.

NIC T: Esatto, sì!

SODAPOP: Tu hai fatto un periodo in Inghilterra per tornare poi in Italia ed uscire col disco. Quando hai iniziato a lavorare a The Saint?

NIC T: Ho iniziato nel periodo COVID, le prime canzoni le ho scritte allora, 2020 diciamo, da lì ho cominicato da subito a comporre e registrare. Tutte le canzoni del disco o quasi sono state registrate lo stesso giorno nel quale le ho composte, una sclta che poi ha portato ad unire queste composizioni che si sono unite nel giro di qualche anni e che hanno mantenuto una loro autenticità di concepimento. Sono le versioni registrate con l’idea fossero demo ma che poi, riascoltate insieme ad amici e conoscenti, suonavano già come pronte e mi sono convinto anch’io di questo.Il riuscire ad andare avanti in questo senso è stato importante anche perchê il rifermarmi, ricomporre, riregistrarle tutte avrebbe comportato altri mesi di lavoro ed una stagnazione per me stesso. Mi piace l’idea di entrare come in un flusso che mi permetta di registrare canzoni e fare musica nel modo più fresco possibile per me.

SODAPOP: Quindi sei tornato in Italia a disco già registrato. Suppongo tu nel frattempo abbia già registrato altro materiale, corretto?

NIC T: SÌ, diciamo che mentre in Inghilterra avevo una camera spaziosa dove ho registrato tuto il disco con pochi mezzi, pochi microfoni che mi sono fatto bastare, adesso che mi sono spostato in Italia non ho ancora uno spazio personale dove poter registrare, lo sto allestendo in un garage e quindi, non appena sarà pronto l’dea sarà quella di mettermi a registrare le canzoni che ho scritto nel frattempo, ma che ancora non ho iniziato ad arrangiare, visto che vorrei mantenerle fresche per quel momento.

SODAPOP: Leggendo il tuo percorso sembra che lo stile del disco sia la rappresentazione del tuo presente, pur essendo passato tu attraverso diversa musica. Le tue nuove registrazioni sono ancora su questa linea oppure sei già altrove? Se qualcuno ti chiedesse che musica fai cosa gli risponderesti?

NIC T: Tipo, penso cantautorato sperimentale perchê semplicemente è legato al gesto che intraprendo con la scrittura, quindi lo scrivere canzoni che però siano sempre qualcosa di diverso anche per me, di nuovo, un percorso da affrontare per scrivere una canzone, anche se non vorrei limitarmi nel pensare di dover essere sperimentale per forza, in quanto mi piacerebbe restare ancorato anche all’idea per la quale una canzone poss anascere in un modo molto semplice e non troppo intellettuale m aemotivo, quindi pochi accordi ed una melodia che nasce spontanemante. Mi piacerebbe non essere in grado di identificare a mia musica, rimanere più sul generale possibile.

SODAPOP: Vero che spesso, parlando di musica sperimentale c’è quest’accezione di intellettuale e cervellotica, però può essere anche il gesto libero, il minimale e stringato nella semplicità.

NIC T: Sì, anche perchê per antonomasia una canzone dovrebbe avere un certotipo di struttura, una strofa, un ritornello, qualcosa che si ripeta e con il quale l’ascoltatore possa entrare in confidenza, il cantare. L’idea primordiale di canzone è questa ma mi piacerebbe arrivare alla capacitâ di scrivere canzoni e di suonarmele con la leggerezza del cantare una canzone che nello stesso tempo non caplesti i sentieri già calpestati insomma, evitando i cliches insomma.

SODAPOP: Cosa che credo sia prerogativa, nella musica come nell’arte in genere, di personalità. Se poi il soggetto in questione, in questo caso tu, riesce ad elaborare stimoli e fonti ed ispirazioni facendo un’opera personale, questa funzionerà suonando giusta, anche se ognuno ci ritroverà i riferimenti a lui più congeniali. Se col secondo o col terzo disco, all’ascolto diremmo Nic T. quello sarà il tuo marchio sul materiale e mi sembra che la strada sia quella giusta! Spostando invece l’attenzione dal lato musicale al lato (bellissimo) visuale, che tipo di ricerca avete fatto?

NIC T: Beh, grazie innanzitutto! Guarda, ho cercato di usare la grafica come collante per queste canzoni che in realtà sono nate nell’arco di due anni ed ovviamente non ho avuto un concept lirico che le legasse. Sono molto diverse anche per la natura per la quale cerco di concepire i testi, quindi sicuramente a livello lirico non c’è collante, se non magari per delle ambientazioni o degli stati d’animo che vengono fuori. Ho cercato quindi di farlo con le grafiche, partendo dal titolo del disco, che è anche quello della prima traccia, the Saint, una canzone che ho scritto sovrapponendo melodie che ho scritto con lo stylophon, quindi forzandomi a pensare ad un tappeto armonico, unendo sintetizzatori, voci e clarinetto che mi sembrava andasse bene come intro. Ho quindi pensato di rappresentare nella copertina un’immagine di questa canzone. In realtà l’immagine è quella di un cavallo scheletro: nella canzone c’è una frase che dice “Two horses carrying bones”, due cavalli che trasportano ossa e l’immagine ha trasportato le parole ed il loro pieno. Un cavallo vestito d’ossa quasi da scheletro, come fosse un carnevale, al quale metto l’aureola, che potrebbe anche sembrare un sole.

SODAPOP: Quindi il disegno è tuo?

NIC T: Sì, sì, sì, ho pensato a vari modi di far la copertina, spesso ho pensato a fotografie ma poi anche lì, da tanti anni mi porto dietro la passione e l’interesse per il disegno e mi piace anche provare ad esprimermi con quello in qualche modo. Non è la prima volte che faccio grafiche per la musica che compongo e mi piace questa ambivalenza. Quindi niente, per i singoli ho semplicmente mantenuto l’aureola sui soggetti delle canzoni.

SODAPOP: Quindi hai comporto, registrato ed illustrato da solo the Saint. Qualcun altro ha preso parte alle sue registrazioni oppure è stato un percorso del tutto personale?

NIC T.: Solo per i master, una persona ha pensato al master digitale ed una persona a pensato al master in vinile. Il master di riferimento è stato fatto da un amico di nome Jody che si è occupato del digitale facendo un bellissimo lavoro e la persona che si è occupata del vinile ha preso il suo lavoro come riferimento. Registrazioni fatte da me ed anche col mixer non sono tornato troppo indietro, visto che può essere abbastanza frustrante ritornare più volte sui brani, diciamo dicendomi “mi accontento”…

SODAPOP: Il risultato mi sembra ottimo! Sul “mi accontento” parlavo in questi ultimi giorni con Paolo Messere di Blessed Child Opera e midiceva che registrare dischi (facendo spesso tutto da solo) non cercando per forza la perfezione, testimonia e fotografa in maniera più fedele una fase, poi ci sarà spazio per altro. Il rimanere troppo su una cosa forse rischia di allontanarci dalla musica stessa.

NIC T: Certo! Lo confermo per esperienza vissuta, ho avuto degli anni, subito prima di buttar giù le canzoni di Nic T. e trovare un po’ questa libertà di accetazione, anni di frustrazione perché puntavo di arrivare ad un’ideologica perfezione per me, col risultato che non riuscivo ad ottenere niente di buono. In realtà con il senno di poi nemmeno quello che scrivevo mi faceva dire “guarda che fico”, risultavano spesso cose pesanti ed insoddisfacenti. Ora invece quando inizio a scrivere una canzone sono gasasto e penso che sia la più bella che abbia mai scritto, cerco di tenere quellêntusiasmo creativo immortalato in quella giornata.

SODAPOP: Cosa che poi a mio parere senti all’ascolto, in una bellezza leggera del risultato che è molto apprezzabile! Dal vivo invece? Come e quando ti muoverai?

NIC T: Sono un paio d’anni ormai che sto portando in giro questi brani da solo, insieme a brani che ho composto dopo le registrazioni di the Saint e mi è piaciuta l’idea fino ad ora di suonarle in solo, riscontrando che alla gente piace una performance dove cerco di mantenermi libero, senza farmi pesare troppo gli errori che faccio, magari giocarci. Sono anche un po’ sporco nei live a livello di esecuzione, però vedo che risuona sempre in modo positivo con la gente, viene riconosciuta come autenticità ed è anche un modo per viverla lasciandomi andare e divertendomi. Alla baseci sono queste canzoni che ho scritto io, volgio loro bene, me le suono e me le gusto e questo sembra bastare a tirare su un concerto. Poi c’è l’ambizione di uscire con degli arrangiamenti e sto facendo dei tentativi con diverse formazioni. Mi piace l’idea di dare alle canzoni una patina ed un outfit diverso da quello che veston nel disco, con strumenti diversi anche. Ho fatto dei live con chitarra, voce, batteria e cori. Video di session con clarinetto, trombone, synth, voce e chitarra e sto preparando per i prossimi concerti ad alcuni festival in trio con basso, batteria e voci. Mi piace l’idea di declinare a seconda delle possibilità.

SODAPOP: Curioso di saggiare con mano. Hai già delle date fissate?

NIC T.: Per ora l’Handmade a Guastalla il prossimo weekend, sabato 8, poi presenterò mercoledì 12 il disco a Vicenza inseme a Filippo Vignato ed il suo nuovo progetto, anche lui a presentare il suo disco con Hank Roberts, trombonista Filippo e violoncellista Hank. Filippo fa parte dell’etichetta che pubblica il disco, Hora Records e facciamo questo concerto release assieme. Poi avrò delle date ad inizio luglio al Pergine Festival a Trento ed a Bolzano, poi per fine luglio ed agosto ho delle date in centro Italia, in zona Roma, mentre cercherò altro, anche house concerts, per il piacere di presentare il disco suonandolo in ogni occasione.

SODAPOP: Che tipo di diffrenza c’è tra l’essere musicista a Vicenza ed esserlo a Londra? Mondi completamente diffrenti? Tu fai il musicista o hai anche un altro lavoro?

NIC T.: Allora…per vivere faccio anche altro, ho un lavoro part-time in una cooperativa sociale e faccio il fonico, come volontariato organizzo concerti e faccio il fonico al Refe a Vicenza e da qui mi collego alla tua domanda. Diciamo che sicuramente a Vicenza c’è questa piacevole sensazione di far parte di una comunità perchè conosco tutti i musicisti e che organizza date. È bello far nascere situazione, sentirsi parte, di qualcosa e sentirsi al suo interno, dando supporto alla scena, amici e musicisti che si danno da fare. Cosa che invece a Londra non c’è, essendo più individualista. Sebbene negli ultimi anni fossi riuscito a trovare una piccola comunità di cantautori e musicisti coi quali abbiamo fatto tante cose assieme, pur sempre con la pecca che spazi, sale prove e posti per suonare fossero gestiti in modo diverso. Al mio livello dovevi arrangiarti prenotandoti la stanza per i concerti, portandoti l’amico che fa i biglietti in cassa, pagandoti i cachet con i tuoi incassi. Non ho comunque suonato tanto live a Londra, almeno non quanto avrei voluto. Ho però composto tanto a Londra e mi ha influenzato nell’ottenere questa libertà stilistica, visto che lì la gente è molto più libera da vincoli che li impongono di suonare con requisiti tecnici. Io, venendo dal mondo del conservatorio e confrontato con una certa gara nel dimostrare di essere il più bravo, mi ritrovavo a sentire gente che suonava la chitarra da qualche mese, compondnedo canzoni bellissime con accordi buttati lì, oppure band supersporche con una bellissima attitudine e super coinvolgenti, liberandomi un po’!

SODAPOP: Su Vicenza invece, qualche dritta su realtà vicentine?

NIC T.: Difficile fare nomi, ce ne sono moltissimi, tutti amici che ti consiglierei tutto. In realtà non mi viene un nome, più di realtà, perché è un argomento che di solito tratto più spesso e mi viene più facile…stiamo riconoscendo di fare parte, con orgoglio e speranza, in alcuni circuiti di concerti, ad esempio al Sottopiazza a Vicenza, dove proponiamo concerti di cantautori sull’intimo ma anche serate di improvvisazione libera, gestite da un collettivo che si chiama Deragli che da anni sostiene serate di musica sperimentale, elettroacustica, noise e variata. Da un annetto ci abbiniamo delle improvvisazioni elettroacustiche ed anche performative con un altro collettivo che si chiama Falive
e queste cose stanno creando una bella rete di musicisti che magari già si conoscevano ma che si ritrovano a suonare in queste improvvisazioni nelle quali sono liberi di suonare quello che vogliono, evitando cliché stilistici, evitando basi esclusive che permettano si creino belle performance ed esperienze di musicisti che si sentono liberi. Sono contento che queste cose accadano a Vicenza e di farne parte!

SODAPOP: Ti giro allora la domanda. Domani ti chiamano e ti dicono: domani parte un tour di tre settimane e tale artista vorrebbe Nic T. come apertura per tutto il tour. Che artista vorresti ti chiamasse?

NIC T.: Beh, mi piacerebbe tanto conoscere dei musicisti che seguo da un po’ di anni e che sono fra i miei preferiti. Anche loro in realtà fanno parte di una piccola comunità, sono di New York e fra questi c’è un duo che si chiama .Michael., poi c’è Adam Brisbin, chitarrista che suona con Adam Meek dei Big Thief e che mi piace moltissimo, ha fatto un disco cantautorale del quale sono un po’ ossessionato. Poi c’è Youbet, che ha appena fatto un disco molto bello, Way to Be, che sto ascoltando tanto. Sono artisti coi quali mi divertirei nel conoscerli e li ho citati proprio per quello!

SODAPOP: Grazie mille delle dritte Nicola!

NIC T.: Grazie mille a te, andrò ad ascoltare di sicuro Devendra Banhart che non conosco, grazie mille a te ed a presto!!!