Matteo Uggeri – Growth (13, 2024)

Il percorso di Matteo Uggeri si è modificato nel corso degli ultimi anni, ritagliandosi delle isole di suono personali, giunte al terzo capitolo (dopo the Next Wait e My Happiest Consumption) e rappresentative dell’espressione forse più intima di un musicista che negli anni ha dato mostra di se in molteplici progetti, primo fra tutti gli Sparkle in Grey. Matteo qui è solo con il suo laptop, campionando suoni di pianoforti ascoltati negli anni e facendoli vibrare di nuova vita, emozionandosi ed emozionandoci. Sono suoni che sembrano descrivere un ecosistema buio, primordiale ed intaccabile, una pangea di fertile creazione dove il pianoforte, strumento pregno di storia e di importanza come pochi altri (pensiamo a John Cage e David Tudor, a Charlemagne Palestine, a Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig Van Beethoven ed Erik Satie) non viene trasformato o rielaborato, ma unicamente accompagnato dal musicista in un circolo personale e toccante. Il blocco centrale del disco è titolato alla prole, ai genitori ed a se stesso nei momenti difficili ed è forse il vertice romantico, mai così calibrato e toccante in una ridda di ripetizioni che tolgono strati di pelle come ad una cipolla, cercandone l’anima all’interno. L’affetto, la memoria, un girovagare sul posto quasi ipnotico e dei tocchi distinti e cristallini affiorano portandoci quasi a naso all’aria in ambienti a noi conosciuti, tornando alla scoperta del già noto. Per se stesso Uggeri sembra accordare una luce che possa indicare una via già stabilita, una memento via utile visto e considerato il lavoro solitario del nostro (anche se l’apporto di Gianmaria Aprile, indicato come colui che ha curato il master per sette volte, pare essere stato abbastanza importante). Poi Dio e la nascita, il miracolo, un finale in crescendo per una dimensione spirituale che sembra essere corroborata dalla musica lanciata in natura di Matteo Uggeri, forse a tratti alla ricerca delle grandi risposte per le sue personali e centrali domande.
And Then This Wonder, un disco che Matteo Uggeri potra lasciarci in maniera tangibile ancora per poco e che verrà presto soppiantato dall asua controparte digitale. Un disco nel quale il suo autore ha pensato di coinvolgerci, in un processo di crescita artistica che di sicuro lo porterà ancora lontanissimo.