Alan Regardin – Ritual Tones (Ormo/Nunc, 2024)

I toni rituali del francese Alan Regardin lambiscono le nuvole della musica più eterea. Da Nantes, armato di organo positivo, flicorno, trombone e sassofono, si accompagna ai sodali Mickaël Durand ed Etienne Ferchaud alla creazione per una sessione di tre lunghi brani eseguiti da Peggy Buarf, Gabriel Lemaire, Alexis Persigna ed Alan medesimo. La musica si sviluppa in maniera cheta inizialmente, con fare ipnotico e continuo, a sommergere ed obnubilare. Le note continue dell’organo, i leggeri spostamenti di Tones che a tratti sembrano sciami d’ali compattati in forme geometriche promettono di invischiare l’ascoltatore fra miele e resina.

Il suono non si interrompe al termine della traccia, che sfocia in Prelude automaticamente, dando il sentore di un vago accenno di oscurità e pesantezza maggiore. Questo è sicuramente implementato dal fatto che al primo ascolto l’attacco in auto si sovrapponesse all’entrata in una galleria di cinque chilometri e mezzo, che ha contribuito alla resa di un suono solenne ed in qualche modo triste e drammatico, bloccata letteralmente dal sole in uscita.

In Ritual le mosse organistiche sono più vibranti, liriche e dense, si immaginano le mani muoversi lente eppur convinte, decise alla creazione di un suono che riempie l’ambiente, sazia ed accarezza. Ritual Tones è un liquido nel quale abbandonarsi, per riallinearci ad un mondo al quale basterebbe fare meno e meglio, proprio come riesce ad Alan, Mickaël ed Etienne. Provatelo in ogni ambiente, contesto, situazione, sono certo che riequilibrerà ogni cosa.

Materiale resiliente.
Ah, Alain è parte di quella combriccola stupenda dei No Tongues che nel 2022 ci regalarono Ici e che speriamo tornino presto!